mercoledì 28 gennaio 2009

1913 – Servizio Aeronautico Regia Marina

Gli inizi di un'aviazione della marina risalgono ai primi anni del XX secolo quando alcuni ufficiali della Regia Marina cominciarono ad interessarsi alle prime possibili applicazioni di un mezzo aereo, prima per mezzo dei palloni frenati, successivamente con i dirigibili ed infine con la sperimentazione e l'uso dei primi aerei.
In questa fase pioneristica emerse la figura del Sottotenente di Vascello Mario Calderara, che nel 1909 prese alcune lezioni di volo da Wilbur Wright, in visita in Italia, conseguendo sul campo il brevetto di pilota ed ottenendo nel 1910 il comando della prima scuola di volo italiana ubicata all’aeroporto romano di Centocelle. Altra figura emergente di questa fase pioneristica fu quella del Capitano del Genio Navale Alessandro Guidoni il cui nome è legato anche ad una serie di progetti, in particolare modo quello delle "Navi Hangar".
Nel Giugno del 1913, con Decreto Ministeriale venne costituito ufficialmente il "Servizio Aeronautico della Regia Marina" e il successivo 20 luglio venne nominato Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, sostenitore dell'Aviazione Navale, che diede un notevole impulso allo sviluppo e al potenziamento del settore.
Con l'evolversi dello sviluppo il mezzo aereo venne ritenuto indispensabile per una più completa condotta delle operazioni in mare e venne a profilarsi l'esigenza di poter disporre di unià navali appositamente attrezzate al fine di usufruire al meglio delle potenzialità dei velivoli. Per qiesto motivo la Regia Marina decise di trasformare l'incrociatore protetto Elba in nave appoggio idrovolanti, con la rimozione dell’intero armamento principale e la costruzione di ricoveri, per alloggiare 3/4 idrovolanti del tipo Curtiss Flying Boat, da calare in mare per il decollo e recuperare al termine del volo tramite dei verricelli e la cui dotazione aerea era completata da un pallone frenato a bordo. A questa unità ne venne affiancata un'altra, la nave mercantile Quarto, che venne acquistata della Regia Marina e ribattezzata Europa, i cui lavori di trasformazione vennero realizzzati in pochi all'Arsenale di La Spezia con la nave che venne consegnata alla Regia Marina in prossimità dello scoppio del primo conflitto mondiale.
Sin dal 1912 vennero poi effettuate anche le prime prove relative alla sistemazione di aerei a bordo di unità navali con idrovolanti di tipo Curtiss impiegati sulla corazzata Dante Alighieri.
L'idrovolante Curtiss Flying Boat, derivazione del precedente modello del 1912, entrò a far parte, agli inizi del 1914 della componente di volo oltre che della corazzata Dante Alighieri, degli incrociatori Amalfi, San Marco e dalla nave appoggio idrovolanti Elba.
Lo scoppio della prima guerra mondiale diede un notevole impulso allo sviluppo dell'aviazione navale. Dopo che il 7 settembre 1916 un Regio Decreto aveva posto il Servizio Aeronautico della Marina, inteso come unità militare aerea, alle dipendenze del Ministero della Guerra – cosa che provocò le dimissioni dell'ammiraglio Thaon di Revel –, la mancata attuazione del decreto fece ritornare sulle sue posizioni l'ammiraglio, che riprendendo così il controllo della situazione portò il Servizio Aeronautico ad un livello di tutto rispetto. Per dare un ricovero ai dirigibili che avevano il compito di avvistare i sommergibili che tentavano di transitare attraverso lo stretto di Messina venne anche costruito l'hangar dirigibili di Augusta che tuttavia venne ultimato nel 1920 quando il conflitto era finito.
Durante il conflitto il Servizio Aeronautico perse 121 uomini ottenendo 405 decorazioni, tra cui due medaglia d'oro al valor militare, i Tenenti di Vascello piloti Giuseppe Garassini Garbarino ed Eugenio Casagrande.
Al termine del conflitto, nel 1920, lo stesso re Vittorio Emanuele III attribuì ufficialmente al Servizio Aeronautico della Marina la denominazione di Forza Aerea della Regia Marina concedendole la Bandiera di Guerra che viene subito insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare "per l’intensa attività svolta con onore durante tutto il corso della Prima Guerra Mondiale".
Nel 1923 la nave da trasporto per le Ferrovie dello Stato Città di Messina, appena varata venne incorporata nella Regia Marina per fornire supporto logistico agli idrovolanti in dotazione alle navi da battaglia ed agli incrociatori, con compiti di nave officina per l'assistenza e riparazione degli aerei e nel contempo per trasportarli presso le squadre navali cui fornire supporto. I lavori di trasformazione effettuati presso il Regio Arsenale della Spezia iniziarono il 24 gennaio 1925 e la nave ribattezzata Giuseppe Miraglia entrò in servizio il 1° novembre 1927.
Nel 1923 veniva costituita la Regia Aeronautica quale terza forza armata, con la Forza Aerea della Regia Marina che manteneva la propria autonomia ma che con una successiva legge del 1931 venne messa sotto le dipendenze di un generale dell'aeronautica con gli ufficiali piloti della Regia Marina chiamati a svolgere funzioni di Osservatore dall'Aeroplano, che continueranno a svolgere anche quando una legge del 1937 assegnò definitivamente alla Regia Aeronautica tutti i velivoli militari.
Dalla seconda metà degli anni venti la Regia Marina valutò l'opportunità di dotare le sue maggiori unità di velivoli di supporto su tutte le maggiori unità e per permettere il lancio degli aerei con la nave in moto, anche in presenza di onde di altezza tale da non permettere il decollo dalla superficie del mare vennero installate delle catapulte, che erano delle strutture a traliccio, brandeggiabili o fisse, sulle quali scorreva un carrello di lancio al quale era fissato l'aereo, con il carrello che veniva accelerato mediante l'immissione di aria compressa all'interno di appositi cilindri di espansione. Dopo una serie di prove con vari vari idrovolanti, o progettati per uso civile come i Macchi M.18, o i più specifici come i Piaggio P.6 e i CANT 25, la scelta negli anni trenta venne adottato il più moderno idrovolante da ricognizione marittima IMAM Ro.43, biplano biposto a galleggiante centrale in legno, che pur non essendo dotato di brillanti doti marine raggiungeva i 300 km/h e con circa 1 000 km di autonomia, che divenne la dotazione standard per tutte le maggiori unità della Marina e le cui ali potevano essere ripiegate all'indietro per permettere il ricovero degli aerei sulle navi.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il Ro.43 era l'unico aereo imbarcato e sulle varie unità della Regia Marina erano pronti all'impiego 42 di questi idrovolanti che si trovarono a ricoprire anche l'improbabile ruolo di caccia, assolutamente inadeguato, essendo dotati questi aerei solamente di due mitragliatrici Breda-SAFAT da 7,7 mm, una fissa sul muso ed una brandeggiabile in posizione dorsale. Una serie di deficienze strutturali rivelatesi a causa dell'intenso uso costrinsero alla progettazione di una 2ª versione migliorata, che portò il numero totale degli esemplari prodotti a 194, ma che restava relegata al ruolo di ricognizione e di osservazione di supporto all'artiglieria navale. Rimanevano molto complesse poi le operazioni di reimbarco a fine missione che dovevano essere eseguite a nave ferma, e compatibilmente alle condizioni meteorologiche, tramite l'imbragatura del velivolo che veniva issato sul ponte con una gru, aumentando così però la vulnerabilità dell'unità navale impegnata all'operazione di recupero, tanto che alla fine si preferì che i velivoli rientrassero in un idroscalo costiero per effettuare successivamente il reimbarco con la nave in porto, consentendo in pratica, per ogni singola navigazione, l'utilizzo di ogni velivolo imbarcato per un'unica missione.
Con questi mezzi la copertura aerea si dimostrò inadeguata se posta in contrapposizione a quella della Mediterranean Fleet della Royal Navy che l'11 Novembre 1940, nella cosidetta notte di Taranto con gli aerosiluranti decollati dalla portaerei Illustrious mise fuori combattimento a Taranto le corazzate Littorio, Duilio e Cavour. Alcuni mesi dopo nel marzo 1941, nella battaglia di Capo Matapan, altri aerosiluranti, decollati dalla portaerei Formidable danneggiarono la corazzata Vittorio Veneto che riuscì a rientrare a Taranto e sopratutto annientarono l'intera Iª Divisione Incrociatori, affondarono gli incrociatori pesanti Zara, Fiume e Pola e i cacciatorpediniere della scorta Carducci e Alfieri, causando la morte di 2023 marinai, di cui 783 del Zara, 813 del Pola, 211 dell'Alfieri e 169 del Carducci.
Quando, dopo la scontro di Capo Matapan, l'assenza di portaerei dimostrò incidere pesantemente sulle sorti della Squadra Navale in mare aperto, si cerco di correre ai ripari predisponendo i transatlantici Roma e Augustus alla trasformazione in portaerei sulla base di studi preliminari effettuati sin dal 1936, che vennero ribattezzati rispettivamente Aquila e Sparviero.
Nell'attesa della trasformazione in portaerei dei due transatlantici venne deciso di affiancare all'idrovolante Ro 43 un caccia terrestre catapultabile. La scelta cadde sul Reggiane Re.2000, dotato di buona velocità (530 km/h) e discreta autonomia, da cui venne sviluppata la versione Catapultabile, per l’impiego imbarcato sulle unità della Regia Marina. Le prima prove vennero effettuate sulla nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia, pilota Giulio Reiner, da una squadriglia appositamente costituita, la Squadriglia di Riserva Aerea delle FF.NN.BB. (Forze Navali da Battaglia) il cui simbolo era una paperella posta sulla deriva di coda, ed alcuni di questi velivoli vennero imbarcati sulle corazzate Roma, Vittorio Veneto e Littorio. Nell'aprile 1943 la squadriglia venne sciolta per formare il Gruppo di Riserva Aerea delle FF.NN.BB., su tre squadriglie. I due prototipi ebbero le MM 471 e 485, mentre gli 8 esemplari di serie le MM dalla 8281 alla 8288. Dopo l’Armistizio di Cassibile, alcuni Re.2000 ricevettero le insegne della aeronautica cobelligerante.
All'armistizio dell'8 settembre 1943, gli idrovolanti Ro 43 imbarcati erano 19 mentre 20 erano in forza alle Squadriglie Forze Navali, mentre i velivoli Re 2000 Catapultabile erano 6, di cui due sulla corazzata Roma e uno ciascuno su Italia (ex Littorio) e Vittorio Veneto.
La realizzazione delle portaerei Aquila e Sparviero avviata nei Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente preventivata in 8-9 mesi di lavori, si protrasse sino alla prematura sospensione decisa nel giugno del 1943 con le due unità rispettivamente complete al 90% e al 40%, e la portaerei Aquila che aveva già effettuato le prime prove statiche dell'apparato motore. Nessuna delle due vide però l'impiego operativo, e l'Aquila venne affondata da sommozzatori dei reparti speciali italiani cobelligeranti per evitare che venisse affondata a bloccare l'imboccatura del porto di Genova.
(fonte)

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